Testo e regia: Thomas Otto Zirzi
Con: Angelica Olmeda, Barbara Venturini
Musiche: Valerio Vigliar
Scene: Progetto Miniera
Aiuto regia: Davide Giovannini
Consulenza drammaturgica: Rosario Iaccarino, Guglielmo Frabetti
Organizzazione: Marco Ubaldini
Introduzione di Rosario Iaccarino: Senza l’amore non c’è vita sulla terra. L’essere umano può venire al mondo – nel senso della pienezza dell’esistenza – solo se sognato, desiderato, riconosciuto dall’altro. E solo se a cementare la relazione intersoggettiva, che a sua volta genera la persona, è l’amore reciproco.
Dall’amore nasciamo, ma, strada facendo, per paura o per scelta, spesso decidiamo di rinunciarvi, abbandonando quel gioco cooperativo, cui pure saremmo attrezzati e segnati fisiologicamente, per entrare nel regno della competizione, nello spazio dove l’altro viene negato, e dall’indifferenza, cancellato.
Luigi Pirandello nella sua drammaturgia ha messo a tema il riconoscimento dell’altro, e, soprattutto la sua crisi. In molti dei suoi personaggi, fragili, cinici, narcisisti, incapaci perciò di costruire legami, l’io si moltiplica in differenti e contradditorie identità, rendendo problematica l’individuazione di sé.
Si tratta di maschere ipocrite, senza volto, allenate alla finzione e a fare molte parti in commedia, a seconda dei palcoscenici esistenziali che quotidianamente frequentano.
In “Genesi di un amore”, pièce teatrale di Thomas Otto Zinzi, due donne, Margherita e Rosa, vivono una storia d’amore, senza aggettivi: la scena si tinge di diversi colori e sfumature, di tinte forti e tenui, snodandosi in un dialogo che attraversa tutta l’opera, che rende bene l’idea di come l’amore sia un adattamento dinamico continuo e reciproco – prendendo a prestito le parole di Humberto Maturana, soprannominato per i suoi studi in materia “il biologo dell’amore”.
E’ proprio il dialogo – la con-versazione, il cum-versare, cioè il “trovarsi insieme” – l’attore principale, il protagonista assoluto, del testo drammaturgico di Zinzi, condizione irrinunciabile che permette a Margherita e a Rosa di far vivere quella dinamica dell’amore che dura per l’eternità e che chiede cura, pazienza, fatica quotidiana, accettando l’altra così come è!
L’amore è un sipario che rimane aperto per sempre (chiude così la pièce): aperto anche al fallimento, ad alti e bassi, in un movimento spesso non lineare, fatto di piccoli e grandi aggiustamenti, e che non avrà mai un compimento ma sarà un continuo cominciamento.
Tensioni, conflitti, storie pregresse e ferite mai chiuse, ma anche momenti di tenerezza, empatia profonda, condivisione e osmosi alimentano, disturbano, consolidano quell’ascolto che è innanzitutto vestire i panni di chi è differente da te, cercando di interpretare stati d’animo reciproci, e affinando, in un’atletica continua, quei sensori interiori capaci di potenziare comunicazione e comprensione.
L’amore è capace di ogni cosa, di spostare montagne, e anche di far sorgere il sole di notte – riprendendo una delle battute conclusive dell’opera. Ma, nella materia dell’amore, dove brilliamo per analfabetismo, ci vuole, come dice in maniera radicale il testo di Zinzi, “una testa a forma di cuore”.
“Genesi di un amore” ha molti messaggi per questo tempo e per coloro che si accostano al testo e più in generale al Teatro di Thomas Otto Zinzi.
“Genesi di un amore” è l’elogio dell’emozione che vince sulla ragione, aiutandola a scegliere tra legame e separazione.
E’ l’apoteosi del “sentire” l’altro, come via alla sua conoscenza e alla conoscenza di sé stessi, nell’incontro faccia a faccia, in luogo della superficialità dell’ascolto tipica dell’epoca dei social.
E’ la sottolineatura che solo un’intelligenza emotiva può contenere gli effetti di algoritmi perversi che fanno dell’intelligenza artificiale un’arma letale e non un bene per l’umanità.
L’amore è l’emozione per eccellenza, ed è totale apertura e immedesimazione nell’altro.E’ desiderio dell’altro.
Ed è proprio il desiderio – quella mancanza a essere, direbbe Jacques Lacan – che tiene in piedi e tesse instancabilmente quel dialogo promettente e infinito tra Margherita e Rosa alla ricerca dello stare bene decidendo, malgrado tutto, di stareinsieme.L’alternativa non è la solitudine ma la de-solazione, l’abbandono.
In filigrana “Genesi di un amore” propone atmosfere e sensibilità poetiche affini a quelle del grande scrittore Dino Buzzati – che pure Zinzi ha frequentato ed ha messo in scena alcuni anni fa. In particolare in uno dei suoi più importanti testi, “Inviti superflui”, Buzzati scrive: “Vorrei che tu venissi da me in una sera d’inverno e, stretti insieme dietro i vetri, guardando la solitudine delle strade buie e gelate, ricordassimo gli inverni delle favole, dove si visse insieme senza saperlo”.
Data: 21 febbraio 2025
Ore: 21.00
Biglietto: 10 € intero / 5 € ridotto
Luogo: Teatro Lucio Bonucci di Colombella